Lucca | Italy

Collezione Gaddi

Vittorio Gaddi, notaio

Fotografia, video, scultura, installazione, pittura, ma anche progetti site specific. La collezione di Nunzia e Vittorio Gaddi, nata dalla passione di Vittorio, notaio, si è sviluppata nella seconda metà degli anni novanta del secolo scorso e racconta un’emozione progettuale multidisciplinare. Le opere d’arte, circa 400 - "ma ad essere sincero non le ho mai contate" dichiara Vittorio Gaddi - sono diventate le padrone indiscusse di uno spazio acquistato inizialmente come rifugio estivo in campagna che poi la passione per l’arte contemporanea, in prevalenza straniera, ha trasformato nel giro di pochi anni in dimora esclusiva e stabile della collezione. Inoltre sono ospitate in una casa adiacente ristrutturata nel 2012 e di una villa degli anni 20 in stile Liberty nella città di Lucca. In questo regno Vittorio Gaddi non vuole consigli, suggerimenti o aiuti da curatori, ma vuole essere lui il "regista" e godere della fase creativa durante l’installazione delle opere, che viene pensata ed elaborata ancora prima di formalizzare l’acquisto, privilegiando un dialogo sul piano estetico tra il nuovo "intruso" e i "residenti".

Alicja Kwade

Qual è il fil rouge che lega le opere in collezione?
La collezione abbraccia tutti i mezzi espressivi (pittura, fotografia, video, scultura e installazioni), anche se negli ultimi anni ho quasi abbandonato l'acquisto di video.
Il "fil rouge" quindi non è dato tanto dal mezzo utilizzato dall'artista, né dalla sua nazionalità o dal suo genere (ho quasi lo stesso numero di opere prodotte da artisti uomini che da artiste donne), quanto dall'esigenza che l'opera sia espressione di una ricerca "contemporanea", intendendo dire che deve esprimere sotto l'aspetto formale e/o del contenuto un linguaggio che evidenzi dei caratteri di novità e magari anche di rottura rispetto a quanto prodotto dagli artisti che hanno operato prima. Questa ricerca di "novità" mi porta a prediligere di regola negli acquisti le opere degli artisti più giovani e spregiudicati, non ancora storicizzati, ma neppure alle prime armi.

Dove sono esposte le opere?
Una parte delle opere le tengo nel mio studio a Lucca e nell'appartamento posto al piano superiore (privo di arredamento e completamente dedicato all'esposizione).
Il grosso della collezione si trova in un grande fabbricato nella campagna lucchese, per la precisione nel paese di Vorno. Si tratta di un'antica casa di cui ho acquistato il primo nucleo all'inizio degli anni novanta, mentre la porzione residua, che era ridotta a rudere, l'ho acquistata all'inizio del 2010 per poi procedere al suo integrale restauro.

Alex Da Corte

Chiara Camoni

Quando hai deciso di aprire al pubblico la tua collezione?
Fin da quando ho iniziato a collezionare ho sempre manifestato la massima disponibilità a mostrare le opere della collezione e non soltanto agli altri collezionisti, ma a tutti gli addetti ai lavori (galleristi, direttori di musei, curatori, giornalisti, artisti ecc.) e anche a coloro che, anche se completamente estranei al mondo dell'arte, mostrino comunque curiosità e interesse.
Ritengo, infatti, che il collezionista più che il proprietario sia il custode delle opere con la missione di far sì che le persone che lo desiderano abbiano la possibilità di vederle. Sarebbe mero egoismo tenere le opere "per sé" impedendo a chiunque le sappia apprezzare di conoscerle.

Tra i protagonisti del mondo dell'arte che hai conosciuto raccontaci qualche aneddoto che ti è rimasto più impresso.
Mi viene in mente un aneddoto legato ai momenti iniziali della collezione. I primi acquisti da me fatti furono due lavori (una scultura ed un grande acquerello su carta della serie dei "Soli") di Giò Pomodoro ma, a dire il vero, quando andai a conoscere l'artista (con cui nel prosieguo instaurai un rapporto confidenziale tanto che lo accompagnai negli Stati Uniti quando ricevette il premio alla carriera all'International Sculpture Center di New York) nel suo studio di Querceta e conclusi l'acquisto delle due opere, lo feci col solo intento di arredare la casa di campagna che avevo acquistato e senza pensare minimamente a dare inizio ad una collezione.
Dopo qualche tempo mi recai a Venezia per una breve vacanza e, girando per le calli, passai davanti alla vetrina di una galleria, che allora mi era completamente sconosciuta, dove era in corso una mostra di dipinti di Vanessa Beecroft, all'epoca giovane artista di belle speranze di cui avevo sentito vagamente parlare. Incuriosito entrai nella Galleria, che era "Il Capricorno" di Bruna Aickelin, che considero la mia grande maestra e senza la cui conoscenza non sarei probabilmente diventato un buon collezionista, la quale mi illustrò con tale passione le opere che erano esposte da suscitare in me il desiderio irrefrenabile di possederne una. Purtroppo la mostra era già completamente "sold out". Io, con rammarico, lasciai comunque a Bruna il mio indirizzo (allora non usavano ancora le email) per ricevere gli inviti delle mostre successive.
Dopo un po' di tempo ricevo una lettera su carta intestata della Galleria. Incuriosito la apro e scopro, non potete immaginare con quale soddisfazione ed emozione, che si era reso disponibile un dipinto. L'opera era stata prenotata per il "Seattle Art Museum" dal suo Direttore, ma il Consiglio di Amministrazione del Museo non aveva poi autorizzato l'acquisto. La lettera di Bruna era accompagnata dalla fotocopia della lettera, che conservo ancora, con la quale il Direttore del Museo si scusava per l'impossibilità di confermare l'acquisto.
Fu tale la gioia nell'apprendere che quel quadro sarebbe diventato mio che mi resi conto che quello sarebbe stato l'inizio di una collezione. Certo non potevo immaginare allora che la collezione si sarebbe sviluppata come è poi avvenuto ma sono convinto che quello è stato l'episodio decisivo che mi ha spinto a collezionare.

Tra le mostre che hai visto ce n'è una che ti ha influenzato in modo particolare?
A dire la verità ce ne sono tante ma quella che ha orientato in maniera decisiva il mio gusto verso l'arte di avanguardia è stata la Biennale di Venezia del 1982. Allora non conoscevo praticamente niente dell'Arte Contemporanea e, a distanza di tanto tempo, non ricordo il nome di nessun artista che vi esponeva. La visita stessa fu casuale perché mi trovai a Venezia per caso, scoprendo che c'era la Biennale solo dai teloni pubblicitari appesi a qualche ponte sul Canal Grande. Incuriosito mi recai ai Giardini e rimasi ammaliato dalle opere che avevo visto, anche se non avrei mai pensato che dopo una quindicina di anni avrei dato inizio ad una mia collezione.

Un acquisto impulsivo, un acquisto meditato
Rispondo congiuntamente alle due domande, apparentemente opposte. Questo perché non so indicare un'opera in particolare che rientri nell'una o nell'altra categoria. Il mio metodo di acquisizione delle opere è sempre identico per tutti gli acquisti, che non sono mai né troppo impulsivi né troppo meditati. Il colpo di fulmine, l'innamoramento è in ogni caso il punto di partenza, ma ci sono due categorie di acquisti. In certi casi parto dall'artista del cui lavoro mi sono innamorato e sul quale mi sono precedentemente documentato, raccogliendo informazioni sulle Gallerie con cui lavora, sulle mostre personali e collettive in spazi pubblici e privati cui ha partecipato e leggendo riviste e pubblicazioni che parlano del suo lavoro.
Una volta fissato l'obiettivo, passo alla seconda fase, che è la ricerca dell'opera "giusta", quella che mi emoziona e mi fa dire: "deve essere mia". In altri casi, solitamente accade durante la visita a qualche fiera, mi capita di vedere un'opera che mi affascina di un artista che non conosco o conosco poco. Quindi in questo caso prima c'è il colpo di fulmine per l'opera.
Questo però non è un elemento sufficiente a spingermi ad acquistarla perché ritengo indispensabile una fase preliminare di studio.
In questo caso la raccolta di informazioni sull'artista segue e non precede la scoperta dell'opera.
La mia ambizione è quella di collezionare opere di artisti emergenti che col tempo si consolidino e si storicizzino (obiettivo che non sempre, ahimè, viene raggiunto). Di artisti bravi ce ne sono tanti ma pochissimi raggiungono il successo e resistono nel tempo. Gli elementi che determinano il successo di un artista non sono infatti legati solo alla sua bravura, ma anche ad una serie di fattori fra i quali assumono rilievo non da poco l'abilità di promuoversi con le persone che contano e, perché no, anche la fortuna.
A volte quindi non procedo all'acquisto di un'opera che ritengo valida perché dall'analisi che faccio (qualità delle gallerie con cui lavora l'artista, attenzione che riceve dalla critica e dalla stampa specializzata, esposizioni ecc.) mi convinco che la sua carriera sia destinata all'insuccesso, anche se l'artista è dotato.
Quindi la scelta finale è un mix fra riflessione e passione, anche se quest'ultimo elemento è comunque imprescindibile nell'orientare la scelta: non acquisterei mai un'opera che non mi entusiasma, solo perché l'autore appare destinato ad una grande carriera.
Ovviamente la fase, diciamo così, di riflessione e di studio acquista tanto più rilievo quanto più elevato è il costo dell'opera perché a nessuno piace gettare i propri soldi dalla finestra e tanto più il costo è alto tanto più bisogna prestare attenzione e non prendere decisioni affrettate: io sono un professionista e non dispongo di ricchezze smisurate; per portare la collezione al livello che ha raggiunto, oltre l'intuito, che credo di possedere, nella scelta delle opere, ho dovuto attingere non solo ai guadagni derivanti dalla professione ma anche a quanto ereditato da mio padre che, per mia fortuna, era benestante. Per tale motivo nel comprare devo fare delle scelte e delle selezioni e quindi cerco di agire usando non solo il cuore ma anche il cervello; questo anche perché ritengo che il valore di una collezione si giudichi, oltre che per la qualità delle opere che ne fanno parte, anche per il livello e la fama degli artisti presenti.

Tomas Saraceno e Roman Ondak

Un acquisto mancato
Un'opera di un'artista che ho amato profondamente ma che non sono riuscito ad acquistare quando il costo dei suoi lavori era ancora avvicinabile: Julie Mehretu.
Purtroppo quando ci ho provato ero ancora un collezionista alle prime armi e le gallerie con cui lavorava non mi prendevano in considerazione. Ora che il problema sarebbe probabilmente superato non me la posso permettere (inoltre i suoi lavori più belli erano quelli realizzati nel periodo in cui ne cercavo uno). Unica consolazione: un suo amico artista che ha visitato la mia collezione, cui avevo rivelato il mio sogno non realizzato, mi ha fatto avere un suo libro con una sua dedica che conservo con affetto.

Cosa ti colpisce in un'opera?
Quando ti innamori di una persona non ti chiedi perché è avvenuto, la ami e basta. Io capisco che un'opera mi piace dall'emozione, dallo shock che mi suscita nel momento in cui la vedo per la prima volta; il fattore istintivo è per me decisivo anche se, come tutte le cose, il gusto ha una sua evoluzione, e non è sempre detto che quello che oggi ti appare meraviglioso mantenga inalterato il suo fascino con il trascorrere del tempo. Devo dire però che raramente mi sono pentito degli acquisti che ho fatto. In generale, però l'opera per la mia sensibilità deve avere un impatto visivo forte, anche se la bellezza artistica non sempre coincide con la bellezza come è comunemente intesa; non amo le opere troppo concettuali, per capire il cui significato devi prima leggere un libro di "spiegazioni": l'arte visiva deve suscitare in me emozioni anche senza la completa comprensione del suo significato. Spesso il mistero ne aumenta il fascino. Non per nulla le prime opere, all'epoca quasi contemporanee, che ho amato, quando ancora non collezionavo, sono state quelle degli espressionisti astratti, che mi provocavano emozione allo stato puro senza troppe implicazioni concettuali.
Concludo con un esempio tratto da un'altra arte, la musica: quando ascolto il crescendo di una sinfonia di Beethoven certi passaggi a me possono ricordare una battaglia, a qualcun altro una tempesta e a qualcun altro ancora magari la corsa sfrenata di un'orda di cavalli selvaggi: il risultato però non cambia, si tratta in ogni caso di un capolavoro anche se ognuno può attribuirgli un significato diverso, dettato dalla sua personale sensibilità.

Jade Kuriko Olivo, Puppies Puppies

Puoi indicarci tre artisti emergenti che hai scoperto da poco e segui con interesse?
Avrei l'imbarazzo della scelta, ma dovendo limitarmi a tre nomi dico Athena Papadopoulos, Giulia Cenci e Olivia Erlanger.

Pro-contro del prestito di opere d'arte: ci racconti la tua esperienza?
Ho sempre prestato le opere, salvo quelle che ritenevo troppo fragili e a rischio. Ho sempre ritenuto importante però valutare l'importanza della mostra cui l'opera è destinata, rifiutando i prestiti per esposizioni in musei, istituzioni e spazi pubblici e privati che ritenevo di non alto livello. L'opera d'arte è destinata ad essere vista dal pubblico e quindi, a mio giudizio, se l'esposizione cui è destinata è prestigiosa, il prestito non deve essere negato. Oltretutto l'importanza dell'opera ne risulta accresciuta. Di contro, devo dire che in un paio di occasioni, una anche molto recente, le opere mi sono state riconsegnate danneggiate (fortunatamente però per una, che era una grande fotografia di una famosa artista internazionale, l'opera danneggiata è stata rinviata all'artista che la ha distrutta e ne ha stampato un nuovo esemplare e, nell'altro caso, è stato fatto un perfetto restauro per cui è ritornata esattamente come era in origine).
Devo dire però che l'amarezza che suscita la scoperta del danneggiamento dell'opera è molto grande e il primo pensiero che ho avuto è stato, in entrambi i casi: non presterò più niente, anche se poi, sbollita la rabbia, il cattivo pensiero rientra e si riparte con le concessioni.